Parchi per tutti : fruibilità per un'utenza ampliata

LINEE GUIDA PER GLI ENTI DI GESTIONE DEI PARCHI NAZIONALI ITALIANI

Navigazione Rapida
Questo sito e' accessibile da tutti i browser e gli user agent, ma il design e alcune funzionalita' minori dell'interfaccia saranno visibili solo con i browser che rispettano gli standard definiti dal W3C.
realizzato da ascer.net code & design
Logo  Parchi per tutti: fruibilita' per una utenza ampliata, cliccando si ritorna alla homepage Menu Accessorio:
CONTATTACI GLOSSARIO DOWNLOADS LINKS 

Ricerca all'interno del sito »
Sottosezioni contestuali:
:: inizio Contenuto ::

Parchi nel Mondo

I parchi nel mondo

Fortunosamente, dal 1872 ai nostri giorni, il messaggio di Yellowstone ha fatto molti passi avanti. La storia dei parchi nel mondo è anzi una delle poche cose positive che si possano ripercorrere con soddisfazione, nell'ottica di quanto si è detto finora, e nella considerazione confortante e ottimistica che si tratta del lato concreto e positivo dell'azione dell'uomo: quella rivolta alla conservazione, anziché alla distruzione, del patrimonio naturale. è insomma la storia dell'uomo nella sua fase ultima e più matura di esistenza sulla Terra: dominatore ormai della natura, egli ne assume consapevolmente su di sé la responsabilità.

Lo spirito pioniere del giovane popolo americano aggiunse ben presto a Yellowstone ulteriori grandiosi parchi naturali, per lo più naturalmente nell'Ovest ancor selvaggio (Yosemite, Sequoia, Grand Canyon, Montagne Rocciose, Mesa Verde, Mount Rainier), gestiti tutti da un "National Park Service" federale (creato nel 1916) secondo elevatissimi standards, fino a fare del sistema americano di aree protette un insieme straordinario di siti che vengono visitati oggidì da un numero di "visitatori" pari e anzi superiore a quello della stessa popolazione degli Stati Uniti. Non c'è quasi giovane americano che non abbia almeno una volta ricercato in una delle tante aree protette del suo paese un'esperienza personale di volontariato e di contatto con la natura, ricavandone un positivo e duraturo arricchimento in termini di benessere ed equilibrio psicofisici, di soddisfazione interiore, di gratificante senso di utilità sociale.

L'esempio di Yellowstone fu presto spontaneamente seguito da molti altri paesi in tutto il mondo. è del 1879 il primo parco nazionale australiano (il secondo del mondo, quello oggi conosciuto come Royal National Park, nel New South Wales), del 1885 quello canadese di Banff, del 1894 quello di Tongariro in Nuova Zelanda, del 1898 la già citata riserva di Sabie (poi Parco Nazionale Kruger) in Sud Africa. Si mise così in moto un processo che ha portato alla creazione di aree protette prestigiose, spesso di enormi dimensioni: Central Kalahari e Gemsbok in Botswana (rispettivamente di 51.800 e 27.670 kmq), Ouadi Rimé/Ouadi Achim nel Ciad (circa 80.000), Wood Buffalo in Canada (44.800), Namib ed Etosha in Namibia (49.770 e 22.270), Kafue in Zambia (22.400). Oggi costituiscono altrettante aree protette l'intera Groenlandia nordorientale (oltre 972.000 kmq), le Isole Galápagos, i deserti di Nullarbor, Tanami e Simpson in Australia, il Chang Tang tibetano, vaste zone dello Yukon canadese, e tante altre; cui si sono aggiunte nel tempo vaste zone marine, come la Grande Barriera Corallina australiana (343.800 kmq) e, a certi effetti, l'intero Oceano Indiano.

Il messaggio di Yellowstone sbarcò presto anche in Europa, i cui primi parchi nazionali risalgono appunto ai primi decenni del Novecento: sei parchi in Svezia nel 1909 (tra cui Abisko, Sarek e Stora Sjöfallet), l'Engadina in Svizzera nel 1914, la foresta di Bialowieza in Polonia (1919), l'Abruzzo3 e il Gran Paradiso in Italia (1922-23). Francia, Germania e Spagna, nonostante alcuni provvedimenti protettivi precoci (Lüneburger Heide, 1909; Mont Pelvoux, 1913; Ordesa e Covadonga, 1918), si sono invece attivati più tardi. Poi la tendenza, però, si è generalizzata e velocizzata, con una crescita tumultuosa ed esponenziale del numero di aree protette: che negli anni Cinquanta non era che di poche centinaia in tutta Europa, per poi superare il primo migliaio negli anni Sessanta, salire oltre le duemila negli anni Settanta, oltre le tremila un decennio dopo, e sfiorare le cinquemila aree protette in questi anni, sul finire del secolo.

E' importante sottolineare che, a differenza di quanto si è visto per altri continenti del mondo, i parchi nazionali europei non coincidono in genere più con aree selvagge, remote o pressoché disabitate della Terra. Nella nostra vecchia Europa densamente popolata e intensamente antropizzata, creare un'area protetta ha significato infatti molto spesso assicurare alla conservazione, oltre che gli ultimi frammenti (tanto più importanti quanto più, appunto, ultimi) di passati più vasti ecosistemi, anche cospicue tracce della cultura umana medesima: arte, storia, insediamenti e attività tradizionali, paesaggi di elevata bellezza ma d'origine chiaramente antropica.

Dal 1961 si pubblica ed aggiorna, a cura della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), e per conto del Segretariato delle Nazioni Unite, la Lista Ufficiale dei Parchi Nazionali e Riserve Equivalenti, che consente di monitorare la situazione delle aree protette a livello mondiale, di verificarne la rispondenza a certi parametri, e di misurarne l'impetuosa crescita che, con ritmo sempre più sostenuto in questi ultimi decenni, ha portato ormai il numero complessivo delle aree protette in tutto il mondo a quasi 48.000 aree (tra tutte le categorie) e oltre 15 milioni di kmq, equivalenti ad una percentuale di circa il 10,6% delle terre emerse.

A queste si devono poi aggiungere le varie riserve marine che, sia pure con ritardo e a ritmi ben più blandi si sono cominciate ad istituire per la tutela di parti significative di fondali marini e tratti di mare: barriere coralline, scarpate oceaniche, intere porzioni di mari o di oceani, che vengono sottoposti a protezione per la conservazione delle biocenosi sommerse, per la tutela talvolta di singole specie d'interesse anche commerciale (balene, pesci spada, krill), che in queste zone messe a riposo possono opportunamente trovare ambiente e tranquillità per potersi riprodurre, ripascendo così le risorse dei mari duramente depauperate dalle moderne tecniche della pesca industriale. è questo un processo faticoso, che incontra spesso dure resistenze da parte di alcuni paesi, in particolare quelli (Giappone, Norvegia, Stati Uniti, Cile) che hanno puntato su grosse flotte pescherecce e mal si adattano quindi ad accettare normative internazionali che azzerino o riducano il volume complessivo del loro pescato.

Indietro | HomePage | Inizio Pagina

una Realizzazione ascer.net - code and design. Realizzato per Comitato Parchi per Tutti da www.Ascer.net
l'indirizzo di questa pagina e': http://www.Parchipertutti.it/?LevelID=48