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Criteri

criteri e orientamenti per gli organismi di gestione per promuovere la fruibilita' delle aree marine protette
Criteri e orientamenti per gli organismi di gestione per promuovere la fruibilita' delle aree marine protette
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Molo con percorso per disabili visivi, porto di Homerus, Bogliaco, Brescia clicca la foto per ingrandirla in un'altra pagina
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Il nostro Paese, più di ogni altro, dispone di un immenso patrimonio naturalistico, storico ed archeologico di grande valore culturale (nota 45). Esso è il più ricco e significativo a livello mondiale e costituisce di conseguenza anche una importante risorsa economica, purtroppo ancora sotto utilizzata. Solo da qualche tempo sembra che lo Stato abbia individuato nella tutela e valorizzazione di questo patrimonio un volano di produzione economica di primaria importanza che potrà, entro tempi medi, generare risorse dirette ed indotte di portata per nulla trascurabile. Nasce così l'opportunità di una politica di "conservazione integrata" che si intreccia con quella economica, della cultura, dell'ambiente e del territorio. Essa assume il patrimonio naturalistico e culturale come risorsa speciale non rinnovabile, ne promuove la manutenzione ed il restauro, nonché la valorizzazione e l'utilizzazione a fini pubblici e sociali.

è necessario perciò che anche l'immenso patrimonio ambientale e naturalistico del nostro Paese venga salvaguardato, ma al contempo deve essere potenziato sotto molteplici aspetti. Uno trai più significativi e maggiormente strategici da questo punto di vista, a nostro avviso, può essere costituito dall'innalzamento degli "standards qualitativi" e dal potenziamento delle caratteristiche attinenti il "comfort ambientale", la sicurezza dei siti e l'agevole fruibilità degli stessi e delle relative attrezzature da parte di tutti i cittadini.

Se così fosse, si renderebbe possibile una maggiore "visitabilità" delle aree e dei comprensori di interesse ambientale, storico e archeologico. è utile, al proposito, ricordare che per "visitabilità", secondo la definizione del D.M. n. 236/89, art. 2, si intende anche la possibilità, da parte delle persone con ridotte capacità motorie o sensoriali, di accedere e di fruire agevolmente degli "spazi di relazione" i quali, nell'ambito dei luoghi di lavoro, di servizio e di incontro, sono quelli in cui "il cittadino entra in rapporto con la funzione svolta" e quindi anche con le aree naturalistiche di particolare valore ambientale.

In relazione a questi spazi, potenziando quindi la "visitabilità" ed il comfort ambientale, si amplierebbe concretamente la possibilità di utilizzazione di questi importanti beni culturali e naturalistici anche da parte delle persone anziane, che normalmente sono caratterizzate da un maggior affaticamento e quindi da una più limitata autonomia, ed a quelle che, in modo temporaneo o permanente, risultano svantaggiate per una ridotta capacità motoria o sensoriale (artrosici, cardiopatici, obesi ecc.).

Questo obiettivo può e deve essere raggiunto mediante le opportune operazioni di recupero e salvaguardia degli spazi e degli immobili che contemplino, tra l'altro, opere finalizzate all'adeguamento della normativa vigente in materia di accessibilità ed eliminazione delle barriere architettoniche. La fascia di persone interessate, in modo più o meno sensibile, da questo aspetto rappresenta una percentuale consistente, pari ad oltre un quinto del totale della popolazione. Perciò risultano evidenti le conseguenze negative, sotto vati profili, dovute alla presenza di barriere ambientali o di ostacoli di vario tipo, che riproducono nei confronti di una agevole e sicura fruizione delle aree in argomento e di complessi di particolare valore naturalistico e ambientale.

Occorre conseguentemente, pur nel doveroso rispetto dell'identità degli specifici luoghi, predisporre progetti e individuare strategie operative finalizzate oltre alla manutenzione e valorizzazione del patrimonio esistente, anche a rendere maggiormente percorribili e più agevolmente "visitabili" questi beni dalla maggior parte delle persone. Tutto ciò mettendo in atto quelle utili integrazioni e trasformazioni capaci di risolvere efficacemente i bisogni emergenti senza peraltro mortificare l'identità dei siti in questione. Le difficoltà che si incontrano nel percorrere e nel fruire di tali aree, che molto spesso hanno notevole estensione, sono costituite generalmente dal dover percorrere a piedi distanze di svariate centinaia di metri (distanze ettometriche), anche su percorsi disomogenei e scomodi per chiunque e superare dislivelli dovuti alle differenze di quota dei diversi siti o degli immobili esistenti all'interno delle aree stesse.

Questi disagi vengono ovviamente potenziati in particolari situazioni atmosferiche (pioggia, caldo eccessivo, ecc.). L'obiettivo di un miglioramento della "visitabilità" può essere perseguito individuando tra gli itinerari di primaria importanza, quelli che, di fatto, sono più agevolmente percorribili, privi cioè di ostacoli fisici (barriere architettoniche), lungo i quali indirizzare il pubblico dei visitatori nella sua generalità. Si tratta, cioè, di evitare ai frequentatori, ove possibile, quelle difficoltà che si incontrano lungo i percorsi che generalmente sono costituite da cordonate o gradini, tratti con pendenze eccessive, risalti e pavimentazioni sdrucciolevoli, irregolari se non addirittura sconnesse, spesso composte da materiali lapidei non complanari.

Per tutti questi motivi infatti non appare logico né funzionale che la fruizione di questi luoghi debba coincidere con il calpestarli, provocando quindi diverse situazioni che sono fonte di disagio e di pericolo. In effetti le diverse difficoltà che si incontrano nell'ambito di tali aree si sommano e si intersecano e rendono, per molte persone, particolarmente difficoltosi i percorsi per effettuare gli itinerari di visita.

Spesso si è in presenza di luoghi molto delicati e pericolosi anche per il visitatore medio nei quali sono presenti situazioni non sempre proteggibili e dove difficilmente risultano inseribili, in modo corretto, opere e manufatti di sorta in quanto essi possono provocare disturbo o danno. Per questo, a volte, può risultare efficace ai fini che ci proponiamo individuare, lungo i percorsi suggeriti per la visita, luoghi o postazioni adatti a favorire una visione d'insieme o panoramica. Sotto questo profilo appare opportuno potenziare il più possibile la fruizione dei luoghi in termini di comprensione del sito naturalistico/ambientale in sé, ossia della sua struttura morfologica, stratigrafica, storica e culturale ecc.

L'atteggiamento positivo di pensare in termini di possibilità di fruizione più agevole di questi luoghi, sta fortunatamente muovendo i primi passi. Ciò avviene anche sulla base del processo, lento ma inarrestabile di crescita della cultura dell'accessibilità, ovvero della spinta verso l'obiettivo delle pari opportunità o dell'eguaglianza tra i cittadini. A ben vedere, peraltro, fin dalla sua emanazione nel lontano 1971, la legge n. 118, all'art. 27, prescriveva che "in nessun luogo pubblico o aperto al pubblico può essere vietato l'accesso ai minorati".

è evidente quindi che, se fosse stato più sviluppato questo tipo di approccio culturale anche nei confronti delle aree naturali protette, per esse avrebbero dovuto, nel tempo, essere predisposti i necessari adeguamenti. Avrebbero dovuto comunque essere emanati gli opportuni provvedimenti ed istruzioni, di carattere organizzativo e amministrativo-gestionale, per facilitare la fruizione delle stesse anche da parte delle persone anziane o con disabilità.

Sfortunatamente invece per troppo tempo si sono date interpretazioni erronee e superficiali ai contenuti delle leggi in materia di accessibilità. Infatti si è sostenuto, nella maggior parte dei casi, che gli obblighi di legge e le relative prescrizioni alle amministrazioni interessate nei confronti della fruibilità generalizzata degli spazi e degli immobili "vincolati", potessero non considerarsi tali poiché comunque lesivi del "bene tutelato" che, per altri versi occorre certamente salvaguardare.

Ma salvaguardia non vuol dire intoccabilità, cristallizzazione degli immobili, non rispetto degli obblighi di legge. Per decenni non si è fatto nulla per rendere meno scomodi gli immobili "vincolati" ai sensi delle famose leggi del 1939, che per una parte dei cittadini risultano, viste le loro caratteristiche, assolutamente inaccessibili. L'azione di sano "smantellamento" di questa assurda, quanto illegittima teoria interpretativa è iniziata ufficialmente con l'emanazione della legge n. 13/1989, ed in particolare con quanto contenuto e prescritto dagli artt. 4 e 5. Successivamente sono stati precisati meglio alcuni concetti base con la legge n. 104/1992, art. 24, comma 2.

Allo stato attuale finalmente, con il recente D.P.R. n. 503 del 24/07/1996 è stato chiarito definitivamente che l'eventuale "deroga" all'applicazione della normativa non riguarda comunque gli "aspetti prestazionali" della fruibilità. Essi perciò devono essere in ogni caso garantiti, anche negli immobili con valore storico e nelle aree di interesse naturalistico, nei confronti delle persone con disabilità motorie. Particolare importanza, nei confronti dell'argomento trattato, assume il contenuto dell'art. 4 del su citato D.P.R. che, tra l'altro, ha integrato la normativa precedente ed ha abrogato il D.P.R. n. 384/78, in quanto obsoleto e talvolta di difficile applicazione. Infatti nell'art. 4 vengono precisati alcuni criteri progettuali relativi all'adeguamento per l'accessibilità e la visitabilità di aree e spazi pubblici, oltre che delle opere di urbanizzazione, a prevalente funzione pedonale (piazze, percorsi, aree verdi, ecc.). In questi casi, tra i quali rientrano quindi anche le aree naturali protette, devono essere previsti itinerari accessibili che consentano anche alle persone a mobilità ridotta o con problemi sensoriali "l'uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale". Per perseguire queste finalità, alle quali peraltro non si può rinunciare, nel D.P.R. n. 503/96 stesso si suggerisce, in alternativa alla predisposizione di rampe non sempre consigliabili e risolutive, anche l'uso degli opportuni "impianti di sollevamento" quali ascensori, piattaforme elevatrici ecc.

Tutto ciò naturalmente viene indicato come utile criterio orientativo di progettazione. Infatti, in molti casi, si sono registrati riscontri negativi in relazione a soluzioni per il superamento dei dislivelli, quando sono state previste rampe pedonali o percorsi inclinati di lunghezza eccessiva e quindi che provocano comunque affaticamento. In alcuni casi di adeguamento sono state prescelte installazioni di apparecchiature quali i servoscala o montascala. Tali soluzioni, di fatto, nei luoghi aperti al pubblico non vengono utilizzate volentieri neanche dalle persone anziane o con disabilità motorie, in quanto costituiscono elemento discriminatorio e quindi emarginante, spesso di difficile gestione.

Sulla base di tutto quanto sopra osservato appare utile suggerire, in modo sintetico, alcune linee guida per la progettazione delle operazioni di adeguamento e razionalizzazione delle aree naturali protette:

In conclusione siamo fermamente convinti che non esistano aprioristiche incompatibilità tra il patrimonio naturalistico e ambientale e l'applicazione di norme e di criteri per consentire responsabilmente una fruibilità generalizzata dello stesso. La salvaguardia "delle aree e degli immobili vincolati" deve interessare l'uomo nelle sue varie conformazioni e peculiarità, non già i siti e gli immobili in se stessi. Un corretto recupero ed una salvaguardia attiva delle preziose risorse naturalistiche e ambientali, di cui fortunatamente disponiamo, deve anche provvedere alla creazione di spazi adatti ad incentivare le relazioni tra gli uomini, con diverse esigenze, cercando tra l'altro di fornire pari opportunità tra tutti i cittadini.

Ciò premesso, per riguarda lo specifico delle Aree Marine Protette, si ritiene utile suggerire alcune indicazioni metodologiche e operative che identifichino le attività principali da promuovere per realizzare la più ampia fruibilità possibile. Tali azioni dovrebbero sempre essere, caso per caso, precedute da concertazioni con i soggetti rappresentativi delle categorie interessate.

Quindi le azioni principali dovrebbero essere volte a:

"Nello svolgimento delle diverse azioni in argomento sembra opportuno sottolineare che non è tanto importante il raggiungimento di una improbabile accessibilità "totale", quanto quella di realizzare un'effettiva "visitabilità" dei luoghi, quali ad esempio raggiungere punti panoramici di particolare interesse, attraverso percorsi accessibili o mediante sistemi alternativi di trasporto (elettroscooters, club cars, ecc.)" (F. Vescovo, Convegno di Norcia 2003).

Le autorità di gestione delle Aree Marine Protette potranno, pertanto, identificare attività programmatiche proprie, o da coordinare anche con altre Amministrazioni Centrali o periferiche (altre aree protette limitrofe, enti locali o amministrazioni regionali), al fine di diminuire le difficoltà, gli impedimenti e le illegittimità esistenti in materia di fruizione generalizzata dell'ambiente.

DECALOGO PER "PROGETTARE RESPONSABIL-MENTE"
(Elaborato nell'ambito del progetto della Regione Lazio, Dipartimento Urbanistica e Casa, "Città per tutti: accessibilità, mobilità, comfort ambientale" dall'Arch. Fabrizio Vescovo).

  1. Qualsiasi corretta azione progettuale deve avere come riferimento un'utenza ampliata (Universal Design ). Occorre far riferimento non solo alle persone su sedia a ruote ma a tutte quelle con ridotta mobilità. Esistono diverse tipologie di svantaggi motori o sensoriali (affaticamento, ridotta autonomia, difficoltà di orientamento, ecc.);
  2. Le distanze da percorrersi a piedi costituiscono un affaticamento per chiunque; per alcuni un ostacolo insormontabile . Occorre evitare di dover necessariamente percorrere eccessive distanze (anche se con tracciati privi di gradini) per raggiungere una meta. Si considera accettabile un percorso inferiore a 50 mt;
  3. In complessi edilizi di notevoli dimensioni e' opportuno prevedere anche ingressi alternativi, nelle vicinanze di luoghi raggiungibili dalle auto, ove sia possibile parcheggiare . Sono comunque da evitare attrezzature "dedicate" o percorsi riservati esclusivamente alle persone con disabilità;
  4. Le rampe non sempre risolvono i problemi relativi al superamento dei dislivelli . Esse possono essere previste per superare modeste differenze di quota (1,00-1,50 mt) e solo se realizzate con lievi pendenze;
  5. Per dislivelli maggiori occorre prevedere ascensori o piattaforme elevatrici, anche ricorrendo a "soluzioni alternative" , come previsto dalla normativa vigente;
  6. L'installazione di servoscala per l'adeguamento di locali aperti al pubblico e' da sconsigliarsi per diversi evidenti motivi tecnici, gestionali e psicologici. Costituisce solo "l'ultima ratio";
  7. Nei luoghi aperti al pubblico deve essere realizzato almeno un servizio igienico "accessibile" non "dedicato agli handicappati", ma utilizzabile da tutti. Non deve essere un servizio in più;
  8. Ove esista l'obbligo di servizi igienici divisi per sesso devono essere previsti almeno due servizi accessibili , anch'essi utilizzabili da tutti;
  9. Le dimensioni di tali servizi igienici possono anche essere contenute purchè sia possibile la fruizione da persone su sedia a ruote , anche prevedendo la manovra della stessa nello spazio antistante (antibagno). Inoltre per i servizi igienici "accessibili" non sono necessarie attrezzature o apparecchi "speciali" e quindi più onerosi, ma solo accorgimenti logici con oggetti "normali";
  10. In conclusione il rispetto delle norme vigenti si ottiene con la conoscenza delle vere esigenze delle persone reali .

La Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili (FAND) in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi (UIC) e l'Ente Nazionale Sordomuti (ENS) suggerisce di tenere presenti le seguenti indicazioni:

Per quanto riguarda i disabili visivi:

Per quanto riguarda i disabili dell'udito:

Sarebbe anche opportuno che il personale di servizio nelle strutture fosse a conoscenza del seguente "decalogo" della comunicazione con una persona sorda:

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